Teatro contemporaneo

di Alice Capitanio
con Caterina Ghidini e Tiziana Martucci
Regia di Alice Capitanio
Assistente alla regia: Vanessa Podda
Progetto luci: Lele Dentoni
Scenografie e costumi : Salvatore Aresu
Responsabile di produzione: Luca Sorrentino

 

Lo spettacolo è ispirato alla vita vera di Valerie Solanas, lesbica, femminista separatista e fondatrice di una società per la castrazione del maschio. Il 3 giugno 1968 la Solanas attentò alla vita di Andy Warhol, icona della pop art americana. Passò tre anni in un manicomio criminale, ai quali replica breitling seguì un’esistenza randagia.

Da questo episodio nasce lo spettacolo I shot Andy Warhol.

Una continua lotta tra ragione e schizofrenia: è questo il filo conduttore dell’intero spettacolo, che vede Valerie rinchiusa, in compagnia solo di un letto, di un tavolo e di una macchina da scrivere con cui narra la sua vita. Alle sue spalle ci sono dei pannelli su cui sono raffigurate delle radiografie di animali: un puntuale richiamo alla sofferenza e alla frammentazione della sua personalità.

Le due attrici protagoniste si alternano nel personificare la lucidità e la pazzia, tra danze psichedeliche e urla, specchio di un profondo disagio che permea una donna, vittima degli abusi sessuali del padre per tutta l’infanzia.

Dopo questo trauma arrivano l’accattonaggio e la prostituzione, ma anche una laurea in psicologia all’Università del Maryland, fino al trasferimento al Greenwich Village e al primo incontro con Andy Warhol. Il contatto con il celebre artista è l’inizio di un’ossessione che porterà Valerie Solanas al tentato omicidio, che i media attribuiranno al rifiuto di Warhol di utilizzare “In culo a te”, un copione della Solanas che racconta la relazione tra una prostituta e un vagabondo, troppo spinto persino per un maestro dell’eccesso come lui.

Lo stesso Warhol, con tanto di replica rolex uk parrucca, viene rappresentato in scena, in uno dei momenti centrali dello spettacolo (“Picasso nella sua vita ha realizzato 4000 capolavori, io li avrei fatti in un giorno”, “Io sono come un registratore con un solo tasto: cancella”, “Se volete sapere qualcosa di me guardate la superficie dei miei quadri, è tutto lì”). Dopo gli spari il regista non fu più lo stesso e cominciò a evitare ogni minimo contatto fisico, e diversa divenne anche la vita della protagonista, relegata in un manicomio criminale per tre anni e preda di continue crisi isteriche che culminavano in invettive contro la mancata vittima, accusata di vendere se stesso e gli altri, e contro la figura maschile in generale, in nome di un potere femminile, teorizzato nel manifesto di un immaginario movimento femminista ultraradicale, lo SCUM.

I shot Andy Warhol è una rappresentazione in cui traspare la vicinanza tra le due donne protagoniste e la sfortunata Solanas, che ha combattuto delle battaglie contro una società maschilista che, a cavallo tra gli anni ’60 e ’70, cercava di frenare l’aspirazione delle donne a una condizione migliore. Anche tralasciando le teorie,a volte farneticanti, della leader dello SCUM, riconducibili anche all’ampio panerai replica watches uso di droghe, rimane però la certezza che il mondo sarebbe un posto migliore senza chi esercita violenza nei confronti delle donne.

New York 1978.

Non è morta. Non è stata, come si era persino detto, lobotomizzata. E non è neppure vero che se ne stia sepolta nelle tenebre di un ospedale psichiatrico. Valerie Solanas, l’attrice che anni fa, scrivendo il manifesto di un immaginario movimento femminista ultraradicale, lo SCUM, lanciò la parola d’ordine dell’eliminazione dei maschi e poi, il 3 giugno del 1968, si presentò in casa del più famoso artista americano, Andy Warhol, e gli sparò con un’automatica calibro 32, è viva. Abita negli slums della parte bassa di Manhattan in assoluta povertà, in precaria salute e sta progettando un libro.

D – Valerie, puoi dirci che si tratta?

R – Non posso anticipare ma ho un progetto grandioso, lo venderò e guadagnerò cento milioni di dollari, spiegherò anche perché ho sparato a Warhol, farò un implacabile requisitoria contro altri parassiti come Warhol.

D – Perché gli hai sparato?

R – Hanno detto che gli ho sparato perché mi aveva rifiutato un copione. Non è vero. Certo gli avevo portato una commedia che si intitolava “In culo a te”: così sono cominciati i miei rapporti con lui. Ma lui è un abile uomo d’affari. Ha un gran talento per vendersi. Vende tutto: se stesso, gli altri. Però stavolta dovrò sbavare un bel po’ prima di avermi di nuovo.

D – E gli volevi proprio sparare o fu un errore?

R – No, no: lo volevo. Quell’artista di merda! Partii apposta dalla California, dove stavo in quel momento, per sparargli. Anzi prima andai a Reno in Nevada; allora là le armi si compravano con grande facilità. Mi comprai un’automatica. Poi quando arrivai a New York per paura che l’automatica non funzionasse, corsi nel Vermont e me ne comprai una seconda. Con entrambe le pistole raggiunsi la Factory, trovai Andy, lui gridava “Non farlo, non farlo”, e io gli tirai tre colpi nel petto.

D – E gli uomini? Li vuoi ancora eliminare fisicamente?

R – Il maschio è intrappolato in una zona d’ombra a metà strada tra l’essere umano e la scimmia; ma sta molto peggio di loro poiché dispone di una vasta gamma di sentimenti negativi: odio, gelosia,disprezzo, sensi di colpa, vergogna, insicurezza e, come se ciò non bastasse egli è inconsapevole di ciò che è.

D – Le chiedo se sappia che in giro la danno per morta.

R – La storia della mia morte ha fatto il giro del mondo, hanno persino detto che sarei stata trovata morta in un albergo di Parigi. Ma io a Parigi non ci sono mai stata. Non saprei dire come nascono tutte queste storie. Un francese ha persino scritto un libro Tombeau pour Valerie… Forse sono lo spirito di me stessa.

Durata: 50 minuti

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