Teatro Contemporaneo
di Alice Capitanio
con Valentina Fadda
“La cosa più paurosa è la morte: essa infatti è il nostro termine” – Aristotele
La paura di morire è definita dai ricercatori “ansia della morte”. Negli ultimi decenni molti libri e articoli scientifici hanno trattato l’argomento. Gli studiosi hanno classificato l’ansia della morte in varie tipologie, che includono la paura del dolore, dell’ignoto, di perdere i propri cari e la paura delle conseguenze per chi rimane. Ma scavando nell’inconscio individuale e collettivo, queste paure sono generate unicamente per nascondere l’unico vero, grande terrore di ogni uomo: la paura di cessare di esistere. La paura di scomparire e non esistere più. La conseguenza è la fuga dall’idea stessa di morte, una sorta di tanatofobia che nega la fragilità umana riflettendosi in una società che vede la forza e l’illusione dell’immortalità come unica forma di resistenza. La performance è un invito allo spettatore ad affrontare la paura della morte senza negarla. Un’ attrice accompagnerà gli spettatori in un percorso di visualizzazione della propria morte attraverso una struttura scenica scarna,con la possibilità di interagire con gli oggetti scenici: una bara, una sedia, dei fiori, e un nome: il proprio. Un’esperienza one to one in cui lo spettatore è guidato all’interno della propria camera mortuaria per ritagliarsi un momento di congedo da sé stesso, l’ultimo saluto alla propria vita, al proprio nome, alla propria possibilità di essere presente,azioni che diventano la presa di coscienza del proprio ineludibile dovere biologico.L’obiettivo del progetto è indurre lo spettatore a meditare sull’immagine della propria non esistenza, sentendo, attraverso il proprio limite, la fragilità dell’elemento umano, per potersi finalmente concedere il diritto a riconoscersi come essere fragile e temporalmente limitato: consapevolezze imprescindibili per godere della vita a pieno e valorizzare la nostra breve possibilità di esistere