Medeademone

Produzione

Compagnia B

Cast

Alice Capitanio

Regia e Drammaturgia

Alice Capitanio

allestimento

Stefanie Tost

Direttore di produzione

Luca Sorrentino

Direzione organizzativa

Elena Piseddu

Durata

20 minuti

Età consigliata

16+

L’impossibilità di riconoscere l’ambivalenza della madre nella mente dei figli

La performance si apre con una scena apparentemente quotidiana e innocua: una madre allestisce il tavolo per una festa di compleanno. Sul palco, l’attrice performer si muove con cura e dedizione, predisponendo ogni dettaglio: decorazioni, festoni, coriandoli, candeline. Il pubblico osserva mentre il rituale della festa prende forma, accompagnato in sottofondo da registrazioni di testimonianze reali di donne che hanno compiuto atti estremi, come l’uccisione dei propri figli.

La madre celebra un evento che dovrebbe essere il simbolo dell’amore incondizionato e della gioia: il compleanno del proprio figlio. Tuttavia, il gesto, nel suo crescendo, rivela un sottotesto inquietante e disturbante. La festa culmina quando la madre presenta una torta di compleanno dalle fattezze sconvolgenti: una testa di bambino. Con gesti rituali e solennemente disturbanti, la madre taglia la torta a fette e le distribuisce al pubblico, invitandolo a mangiare con lei. Questo atto diventa la rappresentazione simbolica del dolore condiviso, della complessità del rapporto madre-figlio e della tensione tra amore e sacrificio.

Note tematiche
La madre, figura archetipica e reale, prepara non solo uno spazio fisico ma anche uno spazio mentale per i propri figli. Sin dalla gestazione contribuisce alla creazione del corpo e della psiche del bambino, accogliendo in sé l’ambivalenza naturale dell’amore materno: l’incessante tensione tra il nutrire e il negare, tra la protezione e il rifiuto.

Attraverso il gesto simbolico della festa e il suo ribaltamento finale, la performance mette in scena il conflitto tra le due soggettività che ogni madre vive: quella che dice “io” e quella che si percepisce come “depositaria della specie”. Il pubblico è coinvolto nel rituale finale per riflettere collettivamente su questa ambivalenza, troppo spesso relegata alla sfera dell’inconscio o della rimozione.

Citazione:
“Tieni lontano il più possibile i figli, non lasciarli avvicinare alla madre. L’ho già vista mentre li guardava con occhio feroce, come se avesse in mente qualcosa” (Euripide, Medea, vv. 89-92).

Questa performance non è solo un racconto del mito di Medea, ma una lente che rivela come, attraverso i secoli, l’ambivalenza materna rimanga una componente centrale della condizione umana. Da Medea alle madri di oggi, ogni madre si confronta con il sacrificio, la perdita e il potere di vita e di morte che la società tende a negare o stigmatizzare. Il gesto finale della condivisione della torta rappresenta il riconoscimento di un dolore universale e la sua trasformazione in consapevolezza collettiva.

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